Dalla stampa

Quanta fatica seguire a distanza chi non conosce bene l’italiano

Celestina Viciguerra da anni mette a disposizione il proprio tempo libero a "Il Circolino", il centro di aiuto allo studio di via Primogenita. Vi operano una ventina di volontari; quest'anno erano iscritti circa trenta ragazzi. "Un tempo c'erano anche italiani - spiega la volontaria - oggi sono tutti stranieri, in prevalenza egiziani, anche se qualche giovane dell'est europeo ancora ci chiede una mano". Da qualche tempo l'associazione non ha più a che fare con studenti delle Elementari. "Con il tempo pieno è impossibile, dopo otto ore di scuola non è realistico vederli qui a ripassare".

Il gap linguistico complica la didattica a distanza.

"Tra noi volontari ci siamo sentiti all'inizio del lockdown - spiega Viciguerra -. I ragazzi sapevano a chi rivolgersi tra noi, ognuno per la sue materie di competenza, tramite cellulari e computer. Siamo riusciti a seguirli, ma con una fatica enorme. I ragazzi stranieri delle Superiori andrebbero seguiti molto e da remoto è complesso. Abbiamo notato ostacoli soprattutto negli studenti di prima superiore: alcuni ancora non padroneggiano a sufficienza la lingua, è stato un anno duro per loro". Che aspettative hanno? "Confidano nella promozione - non nasconde la volontaria -. Hanno capito che, visto il momento, per essere bocciati bisogna proprio aver concluso poco... Vedremo. Di sicuro, a causa del gap linguistico, hanno avuto più difficoltà dei compagni a seguire le lezioni dei loro docenti. Alcuni neanche hanno tablet o computer e non si sono preoccupati di parlarne con il loro ististituto". Ora l'attenzione è rivolta in particolare a chi a breve deve dare gli esami. La volontaria si è concentrata su un paio di studenti di terza Media. "Ho letto le loro tesine su WhatsApp, mi mandavano le foto".

Sarà ancora possibile studiare sullo stesso libro?

Ai primi di giugno il mondo della scuola deve ancora riaprire. Lo farà solo per gli esami di maturità, mentre ancora si discute su come affrontare settembre. L'associazione è nelle stesse condizioni. "Ci sono grossi interrogativi - evidenzia Viciguerra -. Non è una questione di spazi, è che lavoriamo vicini, il volontario e il ragazzo stanno sullo stesso quaderno o libro. Le nostre non sono lezioni in cattedra...". "I ragazzi non li abbiamo mai lasciati soli, i volontari si sono ingegnati con i mezzi tecnologici e si sono dati da fare grazie alla loro buona volontà. La voglia di continuare c'è, ma dobbiamo cambiare la modalità", conferma Pietro Merlini, presidente de "Il Circolino". "Pensavamo anche di chiedere ai ragazzi, in un incontro a tu per tu con tutti loro, se hanno idee per proseguire - anticipa -. Potrebbero essere proprio loro a suggerire la soluzione migliore per studiare insieme".

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